Lella
Dal manicomio a casa: storia di un cammino in compagnia
La memoria, il passato: la chiave per leggere il presente
Sono nata a Potenza ma dal 1946 la mia famiglia si è trasferita a Bologna. Mi sono laureata nella facoltà di Sociologia a Trento nel 1970. La mia tesi riguardava il territorio di San Giovanni in Persiceto, e fu così che ebbi modo di sviluppare la conoscenza delle problematiche connesse all'Ospedale-Ricovero. Su richiesta del Comune di San Giovanni, ho assunto il compito preciso di creare e curare servizi "a misura d'uomo" per chiudere definitivamente tale struttura. Sono occorsi vent'anni, ma l'operazione è felicemente riuscita.
Esisteva a San Giovanni in Persiceto un Ospedale-Ricovero, fondato nel 1829, in cui, nel 1970, erano ancora internate circa ottocento persone provenienti dai manicomi di diverse province italiane.
Nel clima culturale degli anni ‘70 si scontrarono aspramente due tendenze:
- ampliamento della struttura fino a 2500 posti
- riconquista della dignità e dei diritti dovuti a tutti gli esseri viventi
Prevalse la decisione del rientro dei ricoverati ai luoghi da cui erano stati espulsi.
Dal 2008 al 2014, a trent’anni dalla Legge 180, si è documentato “come e dove vivono i dimessi da S. Giovanni”.
Tra ex ricoverati, parenti, operatori e testimoni della comunità, sono state intervistate centoventi persone.